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GIANENRICO RUSCONI

Lezioni di Weimar

Ogni generazione di studiosi e di politici trae le sue lezioni da Weimar   Lo fa per mettere in guardia da una crisi non congiunturale ma di sistema della democrazia, di cui Weimar è appunto il caso esemplare.  In un'ottica politica/ politologica (in cui si muove il mio contributo) viene messo sotto accusa il sistema elettorale proporzionale puro, adottato dalla Costituzione weimariana, che porta alla moltiplicazione e frammentazione dei partiti rendendo difficile e precario governare. Oppure si denuncia l'emergere di partiti antisistema (nel caso specifico nazionalsocialista e comunista) che paralizzano il parlamento impedendo la formazione stessa di un governo. Oppure ancora ci si concentra su alcuni difetti costituzionali originari della democrazia weimariana: l'elezione popolare del presidente della repubblica dotato di prerogative eccezionali per casi di emergenza. Gli vengono cioè attribuiti poteri di intervento (con l'art. 48) che negli anni 1930-1933 altera la sostanza della democrazia portando preterintenzionalmente alla dittatura hitleriana.  

Si tratta di aspetti tutti decisivi, che vanno tuttavia collocati in una prospettiva ancora più ampia e complessiva. Infatti va ricordata la lezione che riguarda l'origine stessa del caso Weimar: la capacità di costruire la pace dopo una guerra terribile.  È quello che è mancato invece con il Diktat di Versailles che ossessionerà i tedeschi di Weimar.

Su questo sfondo, il mio intervento metterà a fuoco alcuni punti cruciali, identificati con quattro parole-chiave: democrazia contrattata, governo del presidente, populismo e infine perchè "Bonn non è (stata) Weimar". La prima parola chiave (democrazia contrattata) identifica i tratti che caratterizzano  la nascita della repubblica nel 1918/19 e la cosiddetta "coalizione di Weimar" ; la seconda (governo del presidente) segna la fase critica della vita politica e parlamentare a partire dal 1930 sino al 1934 condizionata dal ruolo del presidente del Reich ; la terza (populismo) definisce tratti essenziali del  movimento di  massa  guidato da Adolf Hitler con  la sua strategia politica antipolitica che può sollevare  possibili, inquietanti ma discutibili analogie con il populismo di cui oggi si parla e si straparla. Da ultimo le modifiche costituzionali introdotte nel Grundgesetz della Germania federale così da poter affermare che   "Bonn non è (stata) Weimar".

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